Valcasotto

La Valcasotto prende il nome dalle capanne di pietra in cui si stabilirono lungo il rio Casotto alcuni eremiti sfuggiti dalle incursioni dei Saraceni.
Verso la fine del XI fondarono una Certosa, sotto l'impulso delle regole loro da San Brunone.

Ripetutamente distrutta da incendi e scorrerie di briganti, fu ricostruita nel Settecento dal grande architetto Bernardo Vittone.
La certosa fu chiusa nel 1803 da Napoleone e rilevata nel 1837 da Carlo Alberto, che la adibì a residenza di caccia.

Fu soprattutto Vittorio Emanuele II a frequentarla maggiormente insieme alla ben nota Bela Rosin. La sua primogenita, la principessa Maria Clotilde, vi risiedette a lungo e il suo diario è un interessante documento sulla vita al castello, oggi di proprietà della Regione Piemonte e aperto al pubblico tutto l'anno.

La quieta e boscosa vallata offre ai visitatori i suoi rinominati prodotti gastronomici: gli squisiti formaggi, la cui tradizione risale ai monaci certosini, le ottime paste di meliga prodotte con le farine del mulino napoleonico, le castagne, i funghi e i frutti di bosco.
La natura incontaminata la rende ideale per una vacanza veramente ristoratrice.

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La Valcasotto prende il nome dalle capanne di pietra in cui si stabilirono lungo il rio Casotto alcuni eremiti sfuggiti dalle incursioni dei Saraceni.
Verso la fine del XI fondarono una Certosa, sotto l'impulso delle regole loro da San Brunone.

Ripetutamente distrutta da incendi e scorrerie di briganti, fu ricostruita nel Settecento dal grande architetto Bernardo Vittone.
La certosa fu …